Svelato il mistero dei manifesti apparsi a Roma la scorsa settimana che ritraevano alcuni modelli di colore vestiti con coloratissimi abiti alla moda: #Borderlessbeauty non è il nome di un nuovo street artist, ma il titolo di un progetto del fotografo Raffaele Marino, curato da Barbara Martusciello. E i modelli ritratti in realtà sono immigrati ospitati nel Centro di accoglienza straordinario per migranti di Ciampino. E’ stato lo stesso autore del progetto a spiegarlo:”Abdou, Salman, Amos, Daoud, Muluken, John e Cherif, sono i protagonisti consapevoli di un progetto partecipato, collettivo e seminale, che ha come fulcro caratterizzante la creazione di una provocatoria campagna, simile nella forma a quelle pubblicitarie ma contraddistinta da una prima veicolazione street, illegale e quasi carbonara, come nella miglior tradizione di Urban Art. Il progetto riflette su rapporto tra Bellezza ufficializzata e dunque socialmente riconosciuta e il pregiudizio che non permette di identificala laddove pure essa c’è”.
Il contrasto bellezza/pregiudizio ha quindi impegnato Raffaele Marino per lunghi mesi con gli ospiti del Centro di Accoglienza Straordinario di Ciampino che, alla fine di un percorso condiviso, sono vestiti come modelli di Alta moda dalla designer Karen Papace e resi protagonisti di 7 manifesti, tutti numerati e firmati dall’autore. Apparsi a sorpresa nelle vie di Roma e di Ciampino con la scritta “Portami a casa”, questi manifesti hanno sollecitato l’attivazione di un’azione che, basandosi sulla bellezza dell’immagine e dei modelli, celando la loro vera storia ed esistenza, ha fatto sì che molte persone abbiano davvero preso e portato via i grandi fogli tipografici, simbolicamente “portandosi a casa” un immigrato: con la possibilità di rilevarne la bellezza – nella forma e nel contenuto – senza alcun preconcetto.
La provocazione di Raffaele Marino, palesata dalla mostra nella sua totalità – la mediazione culturale, il set, lo scatto, la realizzazione delle foto e dei manifesti, l’attesa dell’azione di attacchinaggio e di asportazione del materiale da parte della gente comune; infine l’esposizione e la sua presentazione in forma di incontro pubblico – nasce dall’esigenza di creare un confronto sulle tematiche sociali afferenti alla migrazione, all’accoglienza, allo status di rifugiato etc. usando la chiave di lettura della Bellezza, intesa, come chiarisce l’autore “nella visione aristotelica della descrizione del vero, dove ciò che viene percepito come bello non può essere costretto nel pregiudizio. Anzi, sarà proprio la forza della Bellezza che romperà le barriere dei pregiudizi per vedere con occhi nuovi, da pari a pari, l’altro, il prossimo, nella sua condizione di individuo”.